“In un’epoca rumorosa come la nostra, il non poter chiudere le orecchie così come ci è possibile chiudere gli occhi, diventa un non trascurabile difetto.” Giovanni Soriano
L’attenzione verso gli altri, ma spesso anche verso sé stessi, sembra qualcosa da cui rifuggire. È più semplice ripararsi in posti, fisici o mentali, in cui il “rumore” sovrasta tutto. I pensieri non arrivano, in alcuni casi neanche partono, risolvendo la necessità di occuparsene. Siamo in un’epoca di continui stimoli che sollecitano un primo strato di attenzione per poi essere sostituiti da altro, che piaccia o meno. L’effetto finale è non dare importanza a niente, non accorgendosi di ciò che c’è oltre o non volendogli dare ascolto.
Siamo in un’epoca delle parole, delle immagini, ma non c’è ascolto, non c’è osservazione. Neanche chi parla ha l’idea di essere ascoltato perché non è neanche più l’obiettivo reale di una conversazione. L’attenzione è spostata più sul protagonismo di chi parla, senza verificare una reale comprensione, senza rendersi conto degli effetti che produce sull’altro. Una comunicazione dimezzata, sterile. Parole che si ammassano per riempire lo spazio intorno, che generano ulteriore rumore da cui non ci si può difendere. Allora si alza solo la voce, aumenta il bisogno di emergere, non la convinzione di ciò che si pensa, di ciò che si sente.
Il sentire non dovrebbe limitarsi all’udito, ma arrivare più in fondo. Richiede una comprensione ulteriore, fino a capirne le risonanze interne. Come una vibrazione che si propaga mutando gli spazi che incontra. Questi effetti, che potrebbero essere unici e indispensabili, vengono temuti, confusi con il resto del rumore che non passa, non produce variazioni. Ciò che resta invece è il vuoto, la chiusura, l’immobilità. Apparentemente c’è movimento, parole, immagini, in realtà si resta fermi, sordi e cechi.
Bisogna prendersi il tempo per ascoltare e ascoltarsi, per osservare e per conoscere. Ci si deve allontanare dal rumore per poter sentire.
Si può dare valore a ciò che si vive, scegliendolo ogni giorno, liberandosi da ciò che non produce effetti. Non è semplice, né immediato, ma la ricchezza che se ne ricava resta e contribuisce a rendere più stabile il proprio percorso.