Capire chi siamo, sembra così facile, la prima informazione chiara che si dovrebbe avere, eppure in pochi riescono a definirsi, a sapere cosa vogliono veramente. È più semplice sapere cosa gli altri vogliono per noi (o credere di saperlo) e solitamente si aderisce a un modello senza neanche rendersene conto. Si nasce già con un bagaglio di aspettative e progetti da soddisfare, molto spesso lasciando insoddisfatti se stessi. Il corpo cresce inevitabilmente, il tempo non si ferma, a dispetto di ciò che si prova e che spesso non si comprende. Questo genera una distanza tra emozioni e comportamenti.
Spesso ci troviamo davanti persone che compiono scelte, anche a lungo termine, senza avere alcuna consapevolezza sulla motivazione o sul bisogno che li muove. A volte ci si costringe in rapporti, ruoli o lavori che non portano a far crescere nessuna parte di sé, rischiando invece di atrofizzarla.
Come una pianta che viene messa in un angolo buio e inadatto in cui non riuscirà a crescere come meriterebbe, come saprebbe fare. Capita poi che accidentalmente venga spostata, esposta a un ambiente più adeguato e all’improvviso rifiorisce, permettendosi di trovare la sua natura, la sua bellezza. A differenza di una pianta, che in condizioni avverse può solo cercare di adattarsi per sopravvivere, noi possiamo scegliere, possiamo allontanarci da ciò che non ci fa bene, che non ci nutre. Possiamo cercare luoghi, persone e situazioni più adatte alla nostra crescita e alla nostra espressione.
Cosa capire e come capirsi
Vedere “rinascere” persone che lentamente si erano adattate a una vita che non gli apparteneva è un processo frequente in psicoterapia. Non sempre è una ricerca facile e immediata, molti credono di aver messo radici talmente profonde da non potersi più spostare. Non occorre rivoluzionare tutto, però, più spesso basta semplicemente rivolgere lo sguardo in un’altra direzione, una possibilità che ci si era sempre negata.
I blocchi si costruiscono con la paura, i sensi di colpa o concentrandosi esclusivamente sulla protezione verso gli altri, non consentono di lasciare aperta la visione sulla propria vita e su ciò che si ha intorno. Lo sguardo, il pensiero e successivamente il comportamento possono cambiare. Costringersi in un posto che non permette tutto ciò è uno spreco rispetto a ciò che naturalmente e semplicemente si potrebbe esprimere.
“Rendi cosciente l’inconscio, altrimenti sarà l’inconscio a guidare la tua vita e tu lo chiamerai destino.”
Carl Gustav Jung