La resa del silenzio

di | 7 Febbraio 2022
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silenzio

Il significato del silenzio

Ci si abitua a tutto: ci si abitua ai rumori di fondo, anche a quelli più fastidiosi, così come ci si può abituare al silenzio. Ci si abitua ai ritmi incalzanti o al non fare più nulla. Di conseguenza avviene anche che ci si disabitui, nelle migliori delle ipotesi, abbandonando comportamenti inadeguati per avvicinarsi a ciò che può risultare più utile, ma purtroppo anche lasciando andare le proprie capacità, perdendone sempre più la consapevolezza e rinunciando a realizzare i propri bisogni.
Attualmente il rischio più grosso è proprio quello di non occuparsi di sé stessi per colpa degli alibi che continuano a presentarsi inoppugnabili.

La situazione attuale a causa del COVID è oggettivamente grave e complicata, ma non necessariamente immobilizzante o alienante. Molte abitudini sono cambiate, alcuni spazi ristretti e certi comportamenti ridimensionati, ma ogni singolo individuo continua ad avere bisogni e desideri da realizzare. Rinunciarvi completamente sarebbe un errore, anche se si continua a rimandare o solo perché non si vede un nuovo modo di portarli avanti.

Il cambiamento che spaventa

Riorganizzarsi è indispensabile. Quando qualcosa non può essere cambiato si può iniziare a guardarlo in modo diverso. Il cambiamento è spesso temuto, evitato, ma diventa necessario per poter scoprire nuove possibilità, per aprirsi a una nuova prospettiva. A volte basta cambiarla per trovare soluzioni nuove, insperate. Non bisogna smettere di cercare però. Non bisogna isolarsi ancora di più. Il contatto è stato messo sotto accusa, può essere avvertito come pericoloso, ma resta uno dei bisogni fondamentali per la vita di ognuno.

Studi recenti hanno dimostrato che nel cervello si attivano gli stessi circuiti sia in condizioni di deprivazione sociale che in quella di deprivazione di cibo. Sono necessari entrambi. Ma così come nei disturbi del comportamento alimentare si può arrivare ad avere il sopravvento sugli stimoli, anche le relazioni possono risentire della rinuncia sociale.

Ci si isola a tal punto da sentirsi estranei a ogni situazione, tutto il mondo fuori viene vissuto come minaccioso. Si è artefici della propria infelicità, ma la responsabilità sembra esterna e la soluzione resta la fuga, rinforzando così il circolo. Chiedere aiuto in questa dinamica sembra impossibile, ma solo permettendo a qualcosa dall’esterno di entrare si può rompere questo vortice che trascina sempre più in basso.

Una mano tesa a risollevare bisogna afferrarla. L’aiuto bisogna imparare a chiederlo e a prenderlo, ci vuole più coraggio a far questo che a pensare di poter fare sempre tutto da soli.

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