Un anno di Covid
Non avremmo mai voluto o pensato di arrivare ad un anniversario con il Covid, non è un anno felice, ma neanche necessariamente perso. La situazione che viviamo ormai ha trasformato il nostro tempo, il lavoro, le relazioni, ma ha anche aperto a importanti riflessioni sulla nostra vita. Un anno di “noi” vuole intendere che ci si è ritrovati a fare i conti con se stessi, con ciò che si è costruito intorno.
Salute e lavoro restano prioritari, purtroppo molte persone si ritrovano a fronteggiare situazioni d’emergenza che non lasciano molto spazio ad altre esigenze. In ogni caso però, al centro di ogni riflessione ci siamo sempre noi, la nostra realizzazione, il nostro futuro.
Oltre il Covid
Uno dei problemi più grandi lo si ritrova proprio nella difficoltà a vederlo un futuro. L’impatto è diverso a seconda dell’età e del cambiamento che si vive. C’è chi si ritrova completamente isolato, chi fa fatica a comprendere o accettare la situazione. Le emergenze sono tante e probabilmente sempre più crescenti. Il rischio è quello di “arrendersi”, di vivere un senso di impotenza che potrebbe dilagare ben oltre le condizioni di vita attuali.
Bisognerebbe ribellarsi, che non significa andare contro il sistema, ma contro l’impossibilità di vedersi in nuove situazioni. Il cambiamento di prospettiva è notevole, forse neanche tanto allettante, ma la possibilità di scelta resta ancora a noi. Possiamo pensare di essere passivi e subire oppure attivi e partecipi di una propria tutela, non dettata e imposta da altri, ma consapevole e rispettosa.
Uno degli aspetti più importanti resta non limitarsi all’evitamento dei problemi o delle malattie, l’OMS, organizzazione mondiale della Sanità, ha sempre definito la salute come «uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplice assenza di malattia». Il nostro impegno, come in ogni momento di crisi, consiste nel trovare nuove risorse, non nel rimpiangere ciò che adesso non è possibile raggiungere a causa del Covid. Questo tempo non deve diventare un alibi per rinunciare, ma un punto di partenza per occuparsi veramente di sé, di ciò che il concetto di salute racchiude.
“Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose. La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi.
La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. È nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere ‘superato’.
Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e difficoltà, violenta il suo stesso talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni. La vera crisi, è la crisi dell’incompetenza. L’inconveniente delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie di uscita.
Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia. Senza crisi non c’è merito. È nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo lievi brezze.
Parlare di crisi significa incrementarla, e tacere nella crisi è esaltare il conformismo. Invece, lavoriamo duro. Finiamola una volta per tutte con l’unica crisi pericolosa, che è la tragedia di non voler lottare per superarla.”
Albert Einstein – 1929
Come ne usciremo
Oggi importa meno se ne usciremo meglio o peggio, ognuno avrà le sue ferite, le sue perdite, non c’è un unico traguardo da raggiungere, uno status da ostentare, ma un rapporto con se stessi da portare avanti e riuscire a valorizzare nel tempo.
Senza nuovi progetti o obiettivi ci si spegne lentamente, questo è uno dei rischi più grandi, soprattutto per i più giovani, che vedono sfumare la possibilità di affermazione, lasciando sbiadire sempre più la propria immagine proiettata al futuro.
Bisogna occuparsi di questa sensazione di vuoto che si è creata, nata dalla sfiducia e dell’incertezza che domina. Bisogna tornare a coltivare, come un contadino che dopo una stagione di intemperie, nonostante abbia perso il suo raccolto e vanificato i suoi sforzi, continua a credere nella fertilità della sua terra.
La fiducia di potersi rialzare deve risiedere prima di tutto in noi stessi, la possibilità di tornare a raccogliere i nostri frutti la troviamo nel risentirci ancora fertili. Possiamo pensare di lasciar andare una stagione, ma in realtà potremmo farci ritrovare pronti per una nuova semina prendendoci cura di noi, del nostro terreno, del nostro spazio.