Esiste un senso della vita?
Parlare della vita può sembrare ambizioso, non ci sono regole o suggerimenti universali che possano indicarne il senso, ma ci si può interrogare sul valore che ciascuno intende darle.
Spesso si assiste impotenti a eventi a cui è difficile dare un significato. Molti di questi mettono a dura prova le proprie credenze, fanno vacillare pensieri che si ritenevano stabili. Per questo è più semplice fuggire, pur di non mettere in discussione le proprie scelte. Si fugge dal dolore, dalla paura a volte anche dall’amore quando rischia di cambiare il proprio equilibrio.
Le paure che bloccano
Quando l’obiettivo è lasciare tutto così com’è, si diventa ciechi, algidi, si attivano tutte le difese pur di non cogliere l’evidenza di un cambiamento. Si ricerca la colpa o il colpevole il più lontano possibile. Di solito lo si trova nel capro espiatorio designato, quello che si ritiene diverso da sé, sottolineando la distanza e l’estraneità da ciò che non si vuole accettare. Le proprie debolezze vengono ignorate, fa paura riconoscersi o identificarsi con la sofferenza. È un’illusione credere che non siano parte di noi. La morte ne è un esempio. Quanta parte della vita rischia di essere sprecata pensando che si avrà tempo in futuro per tutto? Il senso della vita si diluisce, inseguendo emozioni vacue o evitandone altre pur di dare ragione a se stessi.
Accettare le proprie debolezze
Ci sono morti a cui è proprio difficile dare una spiegazione: quelle violente, quelle giovani, quelle di “potere”, dove i più deboli soccombono.
Quando un senso non si trova diventa difficile andare avanti. Ognuno adotta le sue strategie, ma se si riuscisse a fermarsi e valutare cosa veramente conta per sé, si potrebbe proseguire più sicuri e consapevoli.
Sembra un controsenso, ma solo accettando le proprie debolezze e le proprie paure ci si può sentire più risoluti. A quel punto non si fingerà più pur di mostrarsi sicuri, non si inseguiranno più status che sembrano confermarlo e che in realtà non rispecchiano la propria identità.
L’idea di voler apparire diversi da come ci si sente è molto diffusa. Ogni volta che ci si sente in imbarazzo nel mostrarsi fragili vuol dire che si è i primi a non accettarsi. Quando si tende a giustificare le proprie fragilità, non si è ancora pronti a mostrarsi.
Chi si vuole essere e cosa si vuole raggiungere
È giusto voler cambiare ciò che non piace di sé, ma bisogna partire da scelte consapevoli, per avvicinarsi a ciò che si è profondamente, non a un ideale che non appartiene.
Non è mai un processo semplice ritrovare se stessi, riuscire ad affermarsi, ma con il tempo diventa molto più faticoso fingere di essere altro. Sostenere manie di controllo fino allo sfinimento non porta a nuove soddisfazioni, quando ci si ritrova da soli con se stessi nessuno sforzo in tal senso è servito a niente.
Per trovare il proprio senso della vita bisogna innanzitutto essere se stessi, conoscersi e volersi bene.
Quando seguo persone che lottano per la loro vita è inevitabile chiedersi quale sia il senso. In quei momenti sembra tutto molto più chiaro, le priorità cambiano fino a diventare ovvie e banali.
Bisognerebbe ricordarsi ogni tanto di non essere immortali, di valorizzare ogni momento, ogni emozione, senza rimandare e senza darla per scontata.
La morte ci lascia impotenti, il dolore rischia di bloccare, ma riconoscendoli ci si da l’occasione di arrivarci “vivi”.
Altre volte può capitare di pensare così ossessivamente alla morte da voler recuperare tutto il tempo, in una corsa affannosa, lasciando il riposo alla morte. E così si rischia anche di perdere la vita nella propria vita. L’importanza di un buon riposo non é nel risvegliarsi con la soluzione ai problemi, ma nel poterli vedere da angolazioni differenti e dargli la sola importanza che meritano nell’intero spazio della vita. E forse quando si augura “sogni d’oro” sta anche ad auspicare che si faccia tesoro del proprio riposo. Buona notte e sogni d’oro.