Il Brutto anatroccolo, sviluppo dell’autostima

di | 16 Maggio 2018
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brutto anatroccolo e autostima

Nascita e crescita dell’autostima

Ciò che percepiamo di noi stessi è un riflesso, di ciò che siamo, siamo stati e che gli altri ci rimandano. L’immagine fisica è riflessa nello specchio, quella interna lo è nella propria mente e a sua volta influisce anche nella percezione di quella esterna. Sembra contorto eppure sin da quando nasciamo facciamo parte di una serie di immagini che gli altri hanno di noi, cresciamo con la smania di assecondarle o di contrastarle. Piano piano con gli anni si costruisce una propria identità, tra successi e delusioni e ciò che determina un’adeguata autostima è il valore che si riesce a dare alle caratteristiche personali e all’impegno che si dedica per la loro affermazione. Quando si insegue un’idea di perfezione o ci si vuole adeguare esclusivamente alle aspettative esterne si rischia di allontanarsi dalle pulsioni interne generando dubbi sul proprio valore e la propria appartenenza.

Il viaggio del Brutto anatroccolo

La favola del “Brutto anatroccolo” parla di quanto sia difficile trovare accettazione e soddisfazione se non si dà ascolto a se stessi, se non si realizzano e valorizzano quelle che sono le proprie differenze invece di temerle. Coloro che inibiscono le proprie peculiarità per soddisfare richieste esterne, si sottopongono a una chirurgia psichica* per adeguarsi, rinnegando la propria indole, ma tanto più si cerca di somigliare ad altro da sé, tanto più si diventa insicuri. La percezione che si ha di sé resta distorta, ciò su cui si concentra l’attenzione sono i “difetti”, come eliminare o correggere ciò che non piace o che gli altri vorrebbero diversamente. Il proprio valore viene trascurato, non ci si prende cura della parte più profonda e vera. Come dare risalto a uno splendido cigno se ci sente inadeguati e insicuri? Nella favola il cigno viene “riconosciuto” dai suoi simili e finalmente accettato, ma è altrettanto vero che lui non ha smesso di cercare, non si è arreso al dolore e alla sofferenza. Ha continuato la sua ricerca fino a quando non ha sentito di essere apprezzato e valorizzato come meritava, sentendosi perfetto così come era senza doversi adeguare ad un modello che non gli apparteneva.
Liberare e riconoscere il cigno che è nascosto dentro di sé è il presupposto per potersi accettare e rivalutare, solo così si può conquistare il proprio posto e guardarsi con orgoglio e soddisfazione partendo da ciò che si è fino ad arrivare a ciò che si vuole fare per la propria vita.

* Clarissa Pinkola Estés “Donne che corrono coi lupi” Frassinelli 1998

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