Conosco bene la sensazione di trovarsi incastrati in una situazione senza sapere da quale parte andare. Per quanto si possa provare, senza aver chiaro un percorso, si rischia di ritrovarsi sempre allo stesso posto, a volte ancora più stanchi. Fermarsi per capire a che punto ci si trovi può essere utile, chiedersi dove si vuole andare e cosa si vuole portare con sé, fa parte del proprio viaggio. Senza un obiettivo chiaro è possibile continuare a camminare, ad ogni svolta si sceglie, si può tornare anche indietro se fa più paura proseguire, ma ad un certo punto non si riconosce più la strada, come all’interno di un labirinto. Capita che si passi dallo stesso punto, anche quando si credeva di aver preso un’altra strada, di non riconoscere più un posto in cui si è stati, di non voler essere lì in quel momento, ma di non trovare alternative. Spesso ho questa immagine davanti quando ascolto i miei pazienti e il mio compito è aiutarli a trovare l’uscita, a volte fornendo una guida, a volte un orientamento, o ancora fermandoci insieme a ripercorrere la strada fatta per capire come proseguire. In ogni percorso ci sono ostacoli e paure cresciuti insieme alle esperienze vissute e ai problemi affrontati e per questo molto più familiari di quanto si creda, basta riconoscerli per superarli. Sentirsi persi, senza via d’uscita non permette di valutare le proprie risorse e come poterle mettere in gioco, si resta fermi, anche quando apparentemente si continua a fare ogni cosa, si continua a scegliere ad ogni svolta o si torna indietro. Ci si illude di continuare per trovare l’uscita, ma nel conforto di tornare indietro si ritrova solo ciò che spaventa di meno, ciò che si è imparato a sostenere.
Tornare a non sentirsi rinchiusi in un labirinto è il primo obiettivo da darsi, la propria strada ognuno la riesce a trovare a modo suo.