T’amo o non t’amo

di | 24 Maggio 2016
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“L’amor che move il sole e l’altre stelle” (Paradiso XXXIII,145)download

Istintivamente tutti bramano questo sentimento eppure sempre più spesso si pongono dei limiti o degli ostacoli. La paura predomina e blocca la percezione delle proprie sensazioni, resta solo il desiderio di non soffrire, che come un anestetico intorpidisce le emozioni, restringe le possibilità d’azione. Esperienze dolorose del passato rischiano di influenzare, a volte compromettere, il presente. Da cosa in realtà ci si vuole difendere? L’evitamento diventa pervasivo tanto più non ci si riconosce ciò di cui si ha bisogno. Non sapendo cosa può andar bene e cosa no, si mantiene tutto a distanza o ci si limita ad un contatto superficiale. Sembra apparentemente soddisfacente, spesso espressione immediata di un bisogno, ma poco in contatto con i desideri più profondi. Si resta ad uno stadio iniziale e immaturo del rapporto, non ci si lascia trasportare da un sentimento più profondo, coinvolgente e intimo. Passare ad una fase successiva al primo innamoramento, in cui prevale l’irrazionalità e l’idealizzazione, presume la possibilità di un confronto, la presenza di una consapevolezza propria e delle caratteristiche altrui. Questo porterebbe ad un rapporto più intenso, in cui la condivisione con l’altro richiede più spazio, affinità e progettualità diventano la base su cui costruire il rapporto.

Non riuscire a passare a questa fase denota un’immaturità e insicurezza personale. Solo chi accetta i propri e altrui limiti e difetti può superare la fase di idealizzazione tipica dell’innamoramento. Per questo è determinante una crescita personale e una buona stima di se stessi per lasciarsi andare in un rapporto di coppia soddisfacente, in cui potersi assumere responsabilità e definirsi come individuo prima di fondersi con l’altro. Conoscendo se stessi e le proprie possibilità si ha il desiderio di metterle a disposizione delle persone che si hanno vicino, oltre al bisogno degli altri quindi c’è la necessità che gli altri abbiano bisogno di noi, come scriveva Erikson “l’uomo maturo ha bisogno che si abbia bisogno di lui”.

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