Oltre il buio

di | 28 Marzo 2016
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“Mai nessuna notte è tanto lunga da non permettere al sole di sorgere”

Paulo Coehlo

Perdersi a volte è inevitabile, se non si conosce ancora bene la strada, se si vogliono scoprire nuove vie, vivere nuove sensazioni, ma perdersi al buio fa paura, si teme di non avere più l’orientamento per ritornare.

Se poi al buio ci si ferma per lungo tempo diventa quasi insostenibile, alla paura subentra il panico, si cercano disperatamente nuove soluzioni, spesso poco riflettute, o ci si lascia andare completamente, si rinuncia a lottare. Ci si può anche abituare al dolore, come se fosse la propria vita, pur non accettandola. Si smette di credere ad altre possibilità, lentamente si rinuncia a se stessi. Sensazioni o pensieri si affacciano sull’abisso della depressione, la percezione che si ha è di un vuoto senza fine. Chiunque viva questo stato ha una propria rappresentazione del dolore. Lentamente ci si allontana dalla propria vita, sentimenti di vergogna, di inadeguatezza e pensieri negativi popolano la mente e rimbombano costantemente dentro di sé. Se la vita fosse rappresentata da un fiume, lentamente rallenterebbe il suo fluire fino quasi a prosciugarsi.

Da soli sembra impossibile poter intervenire su questa condizione e spesso si rifiuta l’aiuto esterno. Eppure in questi momenti è importante riuscire a guardarsi intorno proprio per iniziare a cambiar qualcosa, per cogliere piccoli segnali esterni verso cui protendersi. Non serve stravolgere la propria vita per avviare un cambiamento, bastano piccoli movimenti che coinvolgano il proprio sé, per prendersi cura delle proprie ferite, nutrire quella parte lasciata in silenzio senza luce. Se è proprio il vuoto che fa paura, bisogna iniziare a riempirlo, a dargli un significato, perché è questa assenza che scava dentro l’individuo, lasciandolo privo di forza.

Ognuno deve imparare a conoscere se stesso, a dar valore a ciò che ha nella propria vita, che vorrebbe accrescere o allontanare definitivamente, ma per riuscire a far questo deve iniziare a guardarsi dentro, raggiungere un’obiettività che nella sofferenza spesso viene offuscata, insomma si deve diventare responsabili della propria vita. Non si può delegare a qualcun altro i propri desideri, i propri impegni o il futuro. Bisogna impossessarsene e a volte lottare per difenderli, chiedendo aiuto quando serve e creando rinforzi. La ricompensa sarà altrettanto importante.

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