Come si reagisce quando si viene a contatto con il dolore? Come ci si comporta in situazioni non previste o sconosciute? Quando ciò che non comprendiamo riguarda una malattia? La nostra mente semplifica gli stimoli che riceve, raggruppandoli in categorie, per poterne facilitare il riconoscimento. Questo processo, denominato categorizzazione, aiuta a rendere più veloci le risposte e i comportamenti di ogni individuo che altrimenti resterebbe paralizzato a cercar di comprendere ciò che accade intorno. In alcuni casi tuttavia questa semplificazione rischia di diventare un limite, soprattutto quando le caratteristiche per cui si attua un riconoscimento, vengono attribuite in modo sbrigativo e superficiale senza darsi il tempo di poterle verificare.
Ci si può illudere di conoscere una persona o di capire una situazione semplicemente perché ci appaiono simili ad altre. In modo approssimativo si può ridurre a identificare qualcuno con il suo elemento distintivo o con ciò di cui siamo a conoscenza, senza preoccuparsi di chi si ha di fronte. Lavoro, razza, religione, spesso anche l’orientamento sessuale, connotano una persona, positivamente o negativamente a seconda del giudizio che a priori gli si da. Il pregiudizio è uno degli effetti della categorizzazione, ed emerge con più frequenza in situazioni in cui non si possono avere previsioni valide sugli esiti e in cui si avverte una forte perdita di controllo.
La malattia rappresenta uno di questi momenti, per tanto viene relegata in uno spazio con cui non si vorrebbe mai entrare in contatto; che sia fisica o mentale, la si vorrebbe tenere lontana. Ciò che rientra o che si fa rientrare in questa categoria, spesso, assume nuove caratteristiche, perdendo le proprie. Non si guarda più l’individuo per quello che è, ma per ciò di cui è portatore. I pazienti stessi finiscono col vedersi solo come malati, perdendo di vista ciò che sentono, ciò che desiderano e cosa vorrebbero per se stessi.
Cambiano anche le persone intorno a loro, cambia l’idea e la percezione di ciò che in realtà non si vorrebbe conoscere. La malattia è un aspetto della vita che a volte bisogna affrontare, ma non deve diventare la caratteristica distintiva di chi si trova a viverla. Prima di tutto, oltre alla malattia, ci sono individui che hanno bisogno di vivere quella vita per cui lottano ogni giorno.
La lotta pertanto resta verso la malattia, non il pregiudizio o la paura che questa comporta. Oltre ai cambiamenti necessari e collaterali ogni paziente ha ancora desideri e bisogni da conservare e da realizzare. Affrontare le paure in questi momenti è necessario per poter lottare e per poter stare vicino a chi lo sta facendo.