La paura in psicologia rientra nel gruppo delle emozioni primarie, cioè quelle emozioni che sono presenti nel bambino sin dalla nascita, come gioia, sorpresa, tristezza e rabbia. È intuibile quindi il ruolo di importanza che ha per ogni individuo per il suo adattamento e la crescita. Davanti a una situazione pericolosa o sconosciuta scatta un meccanismo di allarme che pone l’individuo in uno stato di attivazione fisiologica, una reazione istintiva che prepara all’attacco o alla fuga. Da questo punto di vista la paura mantiene nella vita di un individuo un ruolo funzionale.
Cosa succede invece quando questo ruolo diventa talmente predominante e pervasivo da limitare una sana evoluzione, fino ad arrivare all’impotenza emotiva e a uno stato di sofferenza?
A volte è proprio la paura di guardare avanti che immobilizza. Si vorrebbe lasciare tutto così com’è, controllare ogni movimento e evitare qualsiasi possibilità di imprevisto. Ci si costringe lentamente a mettersi all’angolo ad osservare il mondo esterno come una possibile minaccia.
A volte si è semplicemente confusi e non si riesce a trovare una causa diretta, qualcosa da affrontare e eliminare, si ritorna sempre alla paralisi.
Simili stati comportano un carico crescente di sofferenza, che con il tempo portano a non sapere più cosa si cerca e cosa si vuole, concentrandosi esclusivamente su cosa si vorrebbe evitare. Sforzi inutili, che spesso lasciano ancora più confusi e senza energie.
La paura della paura (attacchi di panico)
Quando la paura viene vissuta come una minaccia, reale o presunta, per la propria incolumità, si può generare successivamente un nuovo stato: la paura della paura, ancora più paralizzante. Solitamente questo porta all’esordio degli attacchi di panico. Dopo aver vissuto una situazione di forte ansia, paura e perdita di controllo, spesso vi è un’ansia anticipatoria per paura di rivivere uno stato simile, per questo ci si limita sempre di più anche nelle attività che prima si facevano regolarmente.
I sintomi più frequenti sono:
- tremori
- oppressione al petto
- tachicardia
- sudorazione
- sensazione di soffocamento
- variazioni del respiro
- paura di perdere il controllo o di impazzire
- paura di morire
Chi vive questi stati non trova una correlazione tra ciò che succede in quel momento e lo stato psico-fisico che avverte. La spiegazione che cerca è invece da ritrovarsi in quello che tenta di soffocare, in ciò che non riesce ad esprimere. Chi vive attacchi di panico sta manifestando con il proprio corpo ciò che in altri modi non riesce a fare. In qualche modo questa espressione di paura, di ansia eccessiva, diventa una valida spia, un allarme che porta a porre attenzione su qualcosa che non funziona all’interno della propria vita. Quando si riescono a cogliere e seguire questi segnali si inizia a occuparsi di se stessi.
Chiedere aiuto in queste situazioni equivale a ricercare una bussola quando ci si perde. In un momento come questo, in cui sofisticati sistemi di GPS ci indicano dove andare e ci tracciano la strada, bisogna prendersi il tempo di capire dove ci si trova, quanti passi si possono fare e dove si vuole arrivare, senza essere trasportati, ma consapevoli del proprio percorso. Le guide aiutano a non perdersi, ma bisogna scegliere da quale parte andare.