Selfie – service

di | 23 Settembre 2014
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Un modo facile (qualche volta inspiegabilmente più complicato) e veloce per contenere prezzi e tempi d’attesa, è il self service. Si fa da soli, si prende quello che serve, si paga ed è fatta. Non a tutto, però, si può estendere questo sistema di fruibilità di bisogni, soprattutto se pensiamo  a quelli psicologici. Eppure la risposta che si cerca in questi tempi di precarietà e incertezza economica ed emotiva, sembra essere il bisogno di una  costante  conferma della propria immagine, fino ad arrivare a un’ illusoria affermazione e definizione della propria identità. Un’identità a poco prezzo, facile e veloce, a portata di mano.

 

Si fa da soli, si prende quello che serve, si paga ed è fatta. Basta poco, uno smartphone, un sorriso, ma questo a volte è sostituito da altre smorfie indecifrabili, una connessione internet, tutto qui. Quando si paga? Forse il prezzo è incluso nell’effettiva mancanza di una reale condivisione, nell’assenza di una comunicazione diretta, affidata a immagini e simboli che poco hanno a che fare con i reali stati d’animo. Ovviamente, come per qualsiasi altro atteggiamento, le difficoltà nascono esclusivamente dall’utilizzo e dalla frequenza che se ne fa. Non mi voglio limitare a pensare ai selfie e alla loro diffusione sui social network, ma a quegli atteggiamenti che ne possono essere sia causa che effetto. In un proliferare di superficialismo in diversi ambiti, tra cui la comunicazione, ci si affida a soluzioni veloci e facili, che non coinvolgono aspetti salienti di sé e non richiedono un grosso coinvolgimento. Le soluzioni trovate spesso diventano parte del problema stesso. Oltre ad affidare a veicoli inadatti, come i social network, la propria identità, nella sfrenata ricerca di una conferma, non si è più disposti all’attesa, a sostenere quel tempo necessario per costruire qualcosa. Mal si tollera anche il cambiamento, che richiede impegno e costanza, nonostante la situazione che si vive sia ancora meno sostenibile.

Nel mio lavoro non ho mai assistito a cambiamenti immediati e duraturi senza un impegno e una consapevolezza di chi si è e dove si vuole arrivare, e tutto questo richiede un tempo. Il prezzo più alto si paga nella rinuncia.

 

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