Paura di vivere

di | 12 Dicembre 2016
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Può sembrare strano, ma a volte è proprio la paura di vivere che blocca, non la paura di soffrire, perché se così fosse si farebbe di tutto per uscire da momenti negativi, invece ci si abitua talmente tanto a star male che si cerca anche di rendere confortevole il proprio disagio senza far nulla per reprimerlo.

Stare bene invece comporta delle responsabilità, induce a mantenere una propria coerenza nelle scelte quotidiane, mentre spesso si trovano soluzioni facili e veloci a portata di mano, senza particolari sforzi o impegno. Nelle relazioni oggi raramente si lotta o si cerca di andare incontro all’altro,  viviamo ritmi veloci, rapporti superficiali che tendono a mantenere precario il livello della propria autostima, per questo si ricercano conferme costanti, temporanei stati di piacere che però poi costringono a ricercarne altri. Si indossano maschere per ogni occasione, a volte ci si identifica con esse, ma restano solo involucri che nascondono altro.

Dovremmo iniziare a prevedere un termine per questa nuova dipendenza che rischia di non allarmare perché apparentemente non tossica, ma il suo logorio anche se lento è costante e nocivo, una ruggine che intacca gradualmente dall’interno, dove non ci si riesce a difendere con emozioni reali e personali.

Spesso non ci si accorge di nulla fino a quando non si inizia a sentire l’immobilismo che questo comporta, l’impersonificazione a cui ci si è lasciati andare. Ritrovare un contatto con le parti più profonde di sé diventa difficile proprio perché ci si è allontanati a lungo dal proprio vero Sé, ma questa parte resta comunque intatta e imparando ad ascoltarla si può tornare a cercare quello che fa parte della propria vita e ciò a cui si tiene maggiormente.

Questa riscoperta è ciò di cui sempre più spesso si ha bisogno per tornare ad assumersi la responsabilità della propria felicità.

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